Cellulare a scuola, strumento o problema?

Cellulari si, cellulari no a scuola. La questione è tornata alla ribalta dopo la decisione, presa in alcune scuole venete, di vietare il cellulare sia agli adulti che agli alunni. Insorgono i sindacati: anche la dirigente scolastica dovrebbe non usare il cellulare a scuola. Questione davvero anacronistica ma che rivela l’abuso che spesso se ne fa in orario di lavoro e la scarsa considerazione del cellulare come strumento per la didattica.

La questione riguarda ovviamente non solo gli alunni delle elementari De Amicis, Gabelli, Azzoni e Giovanni XXIII e delle medie Serena che devono tassativamente tenere lo smartphone spento, ma tutta Italia. In genere le scuole votano in collegio docenti e inseriscono nel regolamento di istituto, l’obbligo per gli studenti di depositare ogni mattina i cellulari in un luogo ben definito all’interno della scuola e di ritirarlo alla fine delle lezioni. Con il Covid ed il divieto di passaggio di oggetti di mano in mano, la situazione è diventata più complessa e molte scuole hanno deciso di impacchettare i cellulari oppure, più semplicemente, di tenerli spenti negli zaini. Obbligo che ovviamente gli studenti spesso non rispettano, soprattutto quando nei bagni tirano fuori il cellulare durante i compiti in classe.

La circolare che ha fatto scalpore

Il testo specifica che l’uso del cellulare è consentito esclusivamente ai docenti collaboratori del dirigente e ai coordinatori di plesso che devono essere raggiungibili in qualsiasi momento. Altro discorso vale per i docenti che non hanno funzioni organizzative e devono concentrarsi sul rapporto con gli alunni.

La decisione delle scuole venete sposta la questione perché tenta di regolare l’uso del cellulare tra adulti, cioè tra docenti. E non solo. Si legge nella circolare: “Lo stesso divieto vale anche per gli Ata in servizio durante le ore di lezione nei luoghi ad essi destinati, comprese le pertinenze frequentate dagli alunni come atri e corridoi“.

I tentativi di regolamentazione

Sin dal 1998 il mondo della scuola cerca di regolare la questione cellulari: dalla circolare del Ministro della Pubblica Istruzione n. 362 del 25 agosto 1998, passando per varie interrogazioni parlamentari per arrivare poi alla Direttiva Ministeriale n.30 del 15 marzo 2007, ” Linee di indirizzo ed indicazioni in materia di utilizzo di “telefoni cellulari” e di altri dispositivi elettronici durante l’attività didattica, irrogazione di sanzioni disciplinari, dovere di vigilanza e di corresponsabilità dei genitori e dei docenti”, per non parlare delle pronunce di vari Tar e Corti di Appello. Se ancora oggi il cellulare, invece di essere usato come valido strumento difattico, viene usato come distrazione ancora molto lavoro c’è da fare anche nell’educazione degli adulti.

Il cellulare strumento per la didattica

A livello di numeri, il mobile learning, ossia l’apprendimento tramite smartphone o tablet, è passato in questi ultimi anni da 10 miliardi di dollari a 70 miliardi di dollari. Non è solo una questione economica: significa pensare ad attività didattiche, basate sulla condivisione di informazioni, l’analisi dei dati, significa lasciare spazio alla creatività e all’ingegno. L’Europa ci dice da anni che l’istruzione di domani, il nuovo modo di studiare è reso possibile dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Il Mobile Learning come approccio didattico

Forse non eravamo preparati al fatto che i ragazzi siano in movimento e non immobili su una sedia, cioè che possano apprendere ovunque siano. Per questo Sharples, Taylor e Vavoula hanno integrato, già nel 2005, le teorie dell’apprendimento includendo il dispositivo mobile: anche così si realizza l’apprendimento, in un’epoca caratterizzata da una mobilità di persone e conoscenza.

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