Come salvarsi dal caro bollette

E’la flessibilità organizzativa la risposta al caro bollette? Probabilmente si. Come stiamo leggendo nelle cronache di questi giorni, la  Pubblica amministrazione sta pensando, da nord a sud, allo smart working per risparmiare sulle bollette elettriche. Ma non solo: si stanno organizzando piani di risparmio energetico che contemplano, oltre alla prosecuzione dello smart working, la riduzione dell’illuminazione negli uffici, la  chiusura anticipata di alcune strutture o almeno di quegli uffici che non hanno contatti con il pubblico e che non forniscono servizi essenziali, la diminuzione della temperatura del riscaldamento. A Milano, il sindaco, Giuseppe Sala, ha annunciato che con tutta probabilità i dipendenti pubblici che  non hanno un rapporto diretto con il pubblico lavoreranno in smart working il venerdì. La Regione Lazio sta lavorando su un piano per risparmiare sulle bollette, in tutte le sue sedi.  Ovviamente anche i privati si stanno organizzando in questa direzione: molte aziende sono pronte a rivedere l’orario di lavoro riducendo il numero di giorni ed aumentando le ore di servizio.

Come è possibile cambiare l’organizzazione del lavoro degli italiani?

La legge lo consente, ma è necessario ricorrere alla contrattazione collettiva.

Questo è possibile grazie alle disposizioni del Dlgs 66/2003, relativo alla regolamentazione dei tempi di lavoro e di riposo. In particolare, l’articolo 3, al comma 2 dice che  «i contratti collettivi di lavoro possono stabilire, ai fini contrattuali, una durata minore e riferire l’orario normale alla durata media delle prestazioni lavorative in un periodo non superiore all’anno». Un chiarimento è poi arrivato nel 2005 con  la circolare numero 8 del ministero del Lavoro: la disposizione del decreto non fa espressamente riferimento a nessun livello della contrattazione collettiva, motivo per cui il rinvio deve intendersi a tutti i contratti collettivi stipulati da una o più organizzazioni sindacali dei lavoratori comparativamente più rappresentative sia a carattere nazionale, sia territoriale e aziendale.

Una delle ipotesi è il multimodale cioè la possibilità di programmare calendari di lavoro plurisettimanali con orari superiori o inferiori alle ore stabilite dal contratto collettivo nazionale, ma nel rispetto del monte ore medio previsto settimanalmente. Chiaramente, per realizzarla serve un accordo sindacale. La palla passa quindi ai sindacati: attraverso la stipula di contratti collettivi anche a carattere territoriale o aziendale, con una o più organizzazioni sindacali dei lavoratori comparativamente più rappresentative, potremo forse sopravvivere al caro bollette che sta mettendo ko le aziende ma anche i singoli cittadini.

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