L’aspetto più rilevante per le imprese è la sicurezza e la sorveglianza sanitaria
Il COVID-19 sta creando implicazioni sull’organizzazione del lavoro da parte delle aziende sotto tanti punti di vista. Ne parliamo con l’Avv. Enrico Boursier Niutta dello Studio Boursier Niutta & Partners.
“L’aspetto più rilevante per l’emergenza virus è la sicurezza e la sorveglianza sanitaria. L’epidemia da coronavirus che sta interessando anche il nostro Paese pone per le imprese un impegno estremamente significativo sotto il profilo della sicurezza dei lavoratori da tale specifica minaccia.
La tutela assume aspetti assolutamente imprevisti in quanto, al netto dei datori che potranno ricorrere allo smart working, i datori devono presidiare la salute dei lavoratori, in una condizione straordinaria rispetto rispetto a quanto accade normalmente nei luoghi dell’azienda dove è svolta la prestazione dei propri lavoratori;
questo riguarda anche le minacce esterne che possono essere indotte da personale non alle dipendenze dell’impresa quali fornitori, tecnici e consulenti esterni, sui quali il datore non ha alcun potere direttivo e di controllo ma che possono rientrare in quella nozione ormai dilatata di ambiente di lavoro. Ci sono infine specifiche misure volte a contrastare la diffusione del virus che provengono dalle pubbliche autorità.
In concreto, le aziende dovranno al più presto provvedere ad alcuni adempimenti essenziali. Per prima cosa il datore dovrà “aggiornare” il DVR che necessariamente sarà un work in progress in considerazione dei dati medici che mano a mano le autorità sanitarie forniranno.
Assume estrema rilevanza la posizione e l’attività del medico aziendale che, da un lato, dovrà stabilire le misure idonee a proteggere i lavoratori all’interno dei luoghi di lavoro, imponendo le misure più idonee a chiunque ed a qualunque titolo frequenti l’azienda, dall’altro, dovrà implementare all’interno dei luoghi di lavoro gli input esterni delle pubbliche autorità.
È evidente il rischio che la responsabilità contrattuale che grava sul datore di lavoro ai sensi dell’art. 2087 c.c. e del d.lgs. 81/2008 possa trasformarsi in una sorta di responsabilità oggettiva del tutto impropria in dipendenza di un’emergenza che le imprese subiscono drammaticamente.
A tal fine sarebbe opportuno un tavolo permanente di coordinamento fra il Ministro del lavoro e le parti sociali, volto a fornire alle aziende direttive chiare e, soprattutto, dati utili per l’aggiornamento del DVR e la predisposizione delle misure tecniche in grado di far rientrare la responsabilità datoriale nell’alveo contrattuale della diligenza, sia pure qualificata, che è imposta all’imprenditore dall’ordinamento.
In tale emergenza si apprezza il valore che può assumere l’implementazione dello smart working, che consente l’espletamento della prestazione non nel luogo di lavoro che ormai tende sempre più a smaterializzarsi e a diventare virtuale.
È evidente che tutte le aziende in grado di ricorrervi, accentueranno l’utilizzazione di tale modalità di lavoro, mentre è più che opportuna una deroga al suo uso anche in assenza di appositi accordi individuali e collettivi previsti dalla legge.
La deroga prevista per i territori direttamente interessati dall’epidemia, a mio avviso, andrà estesa il più possibile (magari sulla base di eventuali indicazioni fornite dal tavolo di coordinamento Ministero-parti sociali che ho sopra evocato), in considerazione del presumibile aumento delle misure preventive di chiusura di uffici anche in zone non direttamente in quarantena, posto che si tratta di una misura opportuna per i datori che vedranno ridursi il rischio e gli oneri economici legati alla predisposizione di misure di sicurezza e tutela dei dipendenti.
Nel contempo i lavoratori che potranno lavorare da casa, in ambiente protetto, potranno sopperire anche alle esigenze determinate dalle misure di emergenza, quale ad esempio la chiusura delle scuole che pone il problema dei figli minori a casa senza alcuna custodia.
Ovviamente restano fermi i limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale previsto dalla legge e dalla contrattazione collettiva nonché i tempi di riposo che, in mancanza della determinazione da parte dell’accordo, saranno quelli di legge. Se mai un problema si pone, in tempi di epidemia, per l’eventuale contagio, in considerazione dell’obbligo datoriale di tutela contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali dipendenti da rischi connessi alla prestazione lavorativa resa all’esterno dei locali aziendali.
Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, per reagire all’inattività lavorativa indotta dall’emergenza, c’è senza dubbio il ricorso alla Cassa Integrazione, in particolare quella ordinaria, richiesta a gran voce dalla CISL. Infatti è prevista proprio in caso di emergenze temporanee, in questo caso per tutti i lavoratori che, risultando impossibilitati a svolgere la prestazione lavorativa a causa dei divieti di spostamento o di sospensione stessa delle attività, non possono avere conseguenze quali la perdita di retribuzione ed occorre evitare l’utilizzo di giornate di ferie o malattia.
La stessa Ministra del lavoro Catalfo ha richiamato la CIGO che non richiede una norma ad hoc in deroga e che dovrebbe essere estesa non solo a chi risiede nei Comuni della zona rossa, ma anche a chi abita altrove e va a lavorare in quelle zone. In caso di fermo delle attività nelle aziende con meno di 6 dipendenti, andrebbe prevista la cassa integrazione in deroga, già annunciata dal ministro. Allo studio c’è anche un’indennità per i lavoratori autonomi, ancora da definire.
I dipendenti pubblici, in caso di chiusura degli uffici e anche delle scuole, saranno considerati di fatto sospesi, e quindi con stipendio pieno. Ovviamente si tratta di primi interventi diretti a tamponare per lo più le problematiche che si pongono per i territori direttamente interessati dall’epidemia. Occorrerà già pensare a quali strumenti mettere in campo per l’inevitabile effetto domino che il protrarsi dell’emergenza determinerà sulle imprese pubbliche e private anche indirettamente colpite dall’inattività altrui”.