Dati e prospettive sul rapporto tra occupazione femminile e tecnologia
Qual è il rapporto tra occupazione femminile e tecnologia? Secondo dati Eurostat 2015, in Italia, il numero di donne con un ruolo tecnico-specialistico nel settore Ict è inferiore a quello di altri paesi europei come Germania, Spagna, Francia. A livello europeo, solo il 30% dei 7 milioni di persone che lavorano nell’Ict sono donne.
Inoltre esiste un collegamento tra divario di genere, in termini occupazionali, e presenza femminile nell’Ict, ovvero in quei paesi dove la disparità lavorativa uomo-donna è più marcata, la percentuale di donne che lavorano nel settore della tecnologia è molto bassa.
La Commissione europea ha prospettato una forte carenza di risorse umane con competenze tecnologiche entro il 2020 e, a fronte di ciò, ha messo in campo una serie di iniziative per promuovere le competenze digitali, la riqualificazione e l’apprendimento permanente all’interno dei Paesi membri: la Digital Skills and Jobs Coalition è, ad esempio, uno dei principali progetti lanciati all’interno della New Skills Agenda for Europe, attraverso la quale si intende contrastare il deficit di competenze digitali in Europa.
Un’indagine svolta nel 2013 dalla Commissione ha dimostrato che un maggior ingresso di donne nel mercato del lavoro digitale, un settore in cui la domanda di professionisti IT cresce di circa il 3 per cento ogni anno, potrebbe creare un aumento annuo del PIL di 9 miliardi di euro nell’area Ue.
In questa prospettiva, quali potrebbero essere le soluzioni per incentivare e valorizzare la partecipazione delle donne nel settore tecnologico e cogliere le opportunità di lavoro offerte dal mondo dell’innovazione?
Promuovere l’interesse e la formazione nelle discipline Stem (Science, Technology, Engineering and Math) e Ict già in età scolare, così come l’informazione e l’orientamento sugli sbocchi professionali rappresentano delle azioni fondamentali per invertire il trend, secondo la Commissione. A questo si dovrebbe accompagnare uno sviluppo delle pari opportunità di carriera nelle imprese, con la predisposizione di formule flessibili come il part-time o lo smart working, al fine di attrarre un numero più elevato di risorse femminili.
La ricerca “Donne e digital transformation: binomio vincente”, svolta da NetConsulting cube per conto di CA Technologies e Fondazione Sodalitas, è stata condotta su un panel di 60 aziende italiane e circa 200 studenti e studentesse di licei e istituti tecnici e professionali; dall’indagine sono emersi alcuni aspetti interessanti circa il ruolo femminile nell’universo formativo e professionale delle discipline tecnico-scientifiche e il potenziale di queste materie rispetto all’occupabilità.
La ricerca individua otto nuove professioni che il mercato della tecnologia richiederà in futuro, ovvero Data Protection Officer, Digital Information Officer, Cyber Security Expert, Big Data Engineer, Mobile Application Developer, Data Scientist, Esperto in Metodologie Agile e Internet of Things Expert, tutti profili ancora poco ricoperti dalle donne all’interno delle imprese e pressoché sconosciuti dagli studenti intervistati. Accanto alle competenze specialistiche, queste professioni racchiudono alcune soft skills di importanza strategica per la gestione dei processi innovativi, alle quali le donne sembrano più inclini: l’apertura al cambiamento, la collaborazione e il teamworking, la creatività, la capacità di problem solving e l’orientamento al cliente.
Per quanto riguarda però l’interesse delle giovani millennials verso la tecnologia, i dati della ricerca non sono confortanti: il 60% delle studentesse dice di volersi orientare verso lauree socio- umanistiche, mentre solo il 25% dichiara di voler scegliere un percorso di laurea in informatica e il 30% in ingegneria. Inoltre le studentesse dimostrano una scarsa conoscenza delle tematiche STEM e poca fiducia nella possibilità di realizzazione in questo settore.
Quasi la totalità del campione, sia maschi sia femmine, ritiene però che le competenze digitali siano fondamentali per trovare lavoro. Questa consapevolezza rappresenta sicuramente un dato positivo se affiancato a delle iniziative che stimolino la conoscenza delle discipline STEM e aiutino le nuove leve nelle scelte formative future. A completamento di ciò, le aziende intervistate dimostrano di stare progettando strumenti mirati a ridurre il divario di genere nei ruoli tecnico-scientifici, dalle politiche di pari opportunità a misure di flessiblità. Del resto la prima programmatrice fu proprio una donna, la matematica inglese Ada Lovelace…