Come l’innovazione sta evolvendo strumenti e servizi per i pagamenti? Le abitudini dei consumatori sono cambiate e risultano sempre in aumento le transazioni monetarie effettuate con sistemi elettronici come pagamento contactless, POS, e-wallet, link di pagamento, mobile banking, blockchain e con piattaforme come Satispay, Wise, PayPal, Apple Pay, Google Pay app, Amazon Pay.
Quando è iniziato questo trend in costante crescita facciamo quasi fatica a ricostruirlo. Normativamente, dal 2018 in poi, soprattutto dopo l’approvazione del decreto legge n. 1247 del 2019 e dopo gli incentivi legati a Cashback e Super Cashback. Si prevede che passeranno nel digitale, da qui al 2025, il 50% delle transazioni: da una parte, questo trend agevola i pagamenti portando ad un progressivo abbandono del contante fisico; dall’altra rende più tracciabili gli spostamenti di denaro.
Le variabili in gioco
Tante sono le variabili in gioco: da una parte l’innovazione e la tecnologia applicate ai pagamenti digitali, dall’altro le nuove prospettive aperte dall’euro digitale in un mercato post pandemia, la revisione della direttiva PSD2 (Payment Services Directive 2), prevista per il primo semestre del prossimo anno, e l’avanzamento dei lavori della Bce per la creazione di una moneta unica digitale. Abbiamo assistito in poco tempo ad una vera rivoluzione: la PSD2 ha reso i pagamenti più sicuri, blockhain, intelligenza artificiale, Internet of Things e biometra, unite alle Open API, hanno abilitato nuove tipologie di pagamento e nuove opportunità di business.
Verso la PSD3
Dopo la nascita della PSD2 sono entrati nel mercato nuovi servizi come i portafogli elettronici, o “pass-through wallet” ma anche nuove forme di frodi nei pagamenti on line. La Commissione europea sta quindi vagliando come modificare il quadro normativo per fare in modo che le nuove soluzioni di pagamento siano sufficientemente sicure. La PSD3 non è ancora arrivata, ma a settembre la Commissione europea ha adottato un nuovo pacchetto legislativo su Digital Finance che interviene su Digital Identity, Open Finance, cryptoasset, stablecoin, DLT, tutela del consumatore, resilienza digitale e definisce nuove strategie di pagamento al dettaglio che preludono alla PSD3.
L’euro digitale
Se ne parla da tempo: non si tratta di sostituire il contante ma di affiancarlo con uno strumento che risponderebbe all’esigenza di pagamenti digitali rapidi e sicuri. Nella sua gestione, ha specificato la Banca centrale europea, vanno coinvolti intermediari sottoposti a vigilanza: si tratta di un mezzo di pagamento e non uno strumento di investimento. Rispetto alle stablecoin e alle criptoattività, la differenza è che l’euro digitale sarebbe moneta della banca centrale, cioè garantita (le banche centrali hanno il mandato di preservare il valore della moneta, indipendentemente dalla sua forma, fisica o digitale).
Lo smartphone
Con il telefono facciamo ormai di tutto, anche acquistare beni e servizi nei negozi fisici o online: è il mobile payment. Si fa principalmente con il cellulare ma non solo: sono tanti i cosiddetti “oggetti connessi”, abilitati dal paradigma dell’Internet of Things (IoT) che ormai fanno parte della nostra quotidianità. Per questo si intende con Smart Object Payment qualsiasi oggetto connesso e intelligente che può abilitare un pagamento, da un elettrodomestico (Smart Appliance Payment) ad un altoparlante (Smart Speaker Payment), alle automobili (Smart Car Payment).
Il Wearable payment
Esistono anche i pagamenti digitali “indossabili”, a portata di polso: la wearable technology, dispositivi indossabili che “vestiamo” connessi a Internet e abilitati ai pagamenti contactless, vale a dire smartwatch e fitness tracker, per pagare in modo semplice e immediato. Una sorta di moda “che fa figo” cavalcata da tutti i più grandi produttori, da Apple a Fitbit, da Garmin a Google a Samsung, che hanno fatto accordi con istituti finanziari vari, in modo da virtualizzare le carte di pagamento tramite NFC sugli standard di pagamento del Mobile Payment.
Persino senza dispositivi
Ormai siamo già oltre: i pagamenti innovativi si fanno anche senza dispositivi. Sono i cosiddetti device-free Payment che sfruttano la biometria oculare (ma anche il riconoscimento facciale o vocale): senza fare alcuna operazione, l’addebito parte in automatico e per questo si parla di pagamenti invisibili. Ecco quindi che si pongono nuovi problemi in merito a privacy e sicurezza, al riconoscimento dei clienti e dei prodotti acquistati con il sistema biometrico. Domande alle quali dovrebbe dare una risposta la PSD3.