Il tempo è denaro, dice un proverbio, e bisogna sfruttarlo al massimo per poterne ricavare guadagno.
Queste parole avevano già anticipato la filosofia che sta alla base dell’economia dei lavoretti, la cosiddetta gig economy, che nasce come conseguenza della crisi economica in atto per creare nuove figure professionali che lavorano “on demand”, quando cioè vi è la necessità di raggiungere i risultati in brevissimo tempo.
I lavoratori della gig economy, del tutto autonomi e non dipendenti, sono ancora privi di un sistema ad hoc che li riconosca ufficialmente a livello contrattuale e che li tuteli adeguatamente.
A recitare il proverbio con subliminale efficacia, infatti, è soprattutto l’App di Foodora dotata di gps, che accompagna ogni giorno centinaia di fattorini e li monitora nei loro spostamenti per calcolarne al dettaglio produttività e tempi di consegna.
Per loro le condizioni di lavoro si fanno spesso complicate e rischiose, nella logica della competizione produttiva in cui vale soltanto essere tempestivi per raggiungere l’obiettivo e quindi il guadagno.
La questione è addirittura finita al Tribunale del Lavoro di Torino, in seguito alla protesta di sei rider che hanno deciso di portare davanti ad un giudice la multinazionale tedesca del food delivery, dopo che questa li aveva esclusi dalla piattaforma in seguito ad alcune proteste avvenute a Torino nell’ottobre del 2016.
La Corte non ha riconosciuto ai rider il diritto ad un rapporto di impego subordinato ed ha, inoltre, dichiarato l’insussistenza di qualunque responsabilità da parte dell’azienda.
E proprio mentre nel tribunale di Torino si assiste alla prima sconfitta per la figura dei rider “a chiamata”, a Bologna nasce per loro il primo sindacato di categoria, il Riders Union.
In questa circostanza, il Comune di Bologna ha sottoposto al sindacato una Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale per tutelare i lavoratori coinvolti su standard minimi di sicurezza, copertura assicurativa in caso di incidenti, tutela della privacy, diritto ad un compenso equo e dignitoso e indennità integrative.
Domenica 15 aprile è prevista la prima Assemblea Nazionale, un’occasione per presentare il documento e renderlo disponibile ad una contrattazione su scala nazionale, previa disponibilità di lavoratori e aziende.