Buone notizie per il mondo del lavoro. La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato il riparto dei primi 880 milioni di euro del Programma GOL, Garanzia di occupabilità dei lavoratori, il maxi piano del governo finanziato principalmente grazie alle risorse del Recovery Plan.
Perno dell’azione di riforma nell’ambito delle politiche attive del lavoro per i prossimi cinque anni (l’orizzonte temporale coincide con quello del PNRR), GOL punta a raggiungere tre milioni di persone entro il 2025: presa in carico, profilazione, formazione e ricollocazione dei disoccupati e delle persone in transizione occupazionale sono gli obiettivi del nuovo strumento. Tra questi, almeno il 75% dovranno essere donne, disoccupati di lunga durata, persone con disabilità, giovani under 30, lavoratori over 55. Circa 800 mila dovranno essere coinvolti in attività di formazione, di cui 300 mila per il rafforzamento delle competenze digitali.
Chi saranno i tre milioni di persone che potranno beneficiare di GOL per trovare un lavoro? I beneficiari di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro (che saranno individuati nell’ambito della prossima riforma degli ammortizzatori sociali: a legislazione vigente, si tratta dei lavoratori per i quali sia prevista una riduzione superiore al 50 per cento dell’orario di lavoro, calcolato in un periodo di dodici mesi); i beneficiari di ammortizzatori sociali in assenza di rapporto di lavoro (cioè disoccupati percettori di NASPI o DIS-COLL ); i percettori del Reddito di cittadinanza; i lavoratori fragili o vulnerabili, vale a dire i giovani NEET (meno di 30 anni), donne in condizioni di svantaggio, persone con disabilità, lavoratori maturi (55 anni e oltre) e disoccupati senza sostegno al reddito (disoccupati da almeno sei mesi), altri lavoratori con minori opportunità occupazionali (giovani e donne, anche non in condizioni fragilità), lavoratori autonomi che cessano l’attività o con redditi molto bassi, i working poor, il cui reddito da lavoro dipendente o autonomo sia inferiore alla soglia dell’incapienza secondo la disciplina fiscale.
In che modo tutte queste persone potranno avere un lavoro? Poiché non tutti i disoccupati sono uguali, il piano prevede cinque diversi percorsi che si basano sulla personalizzazione per delineare la soluzione più adatta in base allo status lavorativo. Si tratta cioè di differenziare gli interventi a seconda dell’età, del livello di competenze, della complessità del bisogno, delle esigenze di conciliazione, del contesto del mercato del lavoro di riferimento, dei fabbisogni espressi dalle imprese, delle concrete opportunità occupazionali. Chiaramente, è necessario il coinvolgimento delle imprese e del territorio: coinvolgere gli operatori economici locali affinché i CPI possano divenire punto di riferimento nell’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro territoriale, con la stipula di veri e propri «patti territoriali» per fornire strumenti formativi dedicati e condizionati all’assunzione
Con la personalizzazione, cinque sono i percorsi possibili per trovare lavoro: un percorso lineare di reinserimento lavorativo (servizi di orientamento e intermediazione per l’accompagnamento al lavoro) per chi è più facilmente occupabile; un percorso di aggiornamento ‘upskilling’ per lavoratori più lontani dal mercato, ma comunque con competenze spendibili, interventi formativi richiesti prevalentemente di breve durata e dal contenuto professionalizzante; riqualificazione (reskilling) per lavoratori lontani dal mercato e competenze non adeguate ai fabbisogni richiesti, formazione professionalizzante più approfondita, generalmente caratterizzata da un innalzamento del livelli di qualificazione/EQF rispetto al livello di istruzione.
Quarto percorso, lavoro e inclusione: nei casi di bisogni complessi, cioè in presenza di ostacoli e barriere che vanno oltre la dimensione lavorativa, oltre ai servizi precedenti si prevede l’attivazione della rete dei servizi territoriali (a seconda dei casi, educativi, sociali, socio-sanitari, di conciliazione) come già avviene per il Reddito di cittadinanza (e prima per il REI). Nei casi di crisi aziendale verrà attivata una ricollocazione collettiva: valutazione delle chanches occupazionali sulla base della specifica situazione aziendale di crisi, della professionalità dei lavoratori coinvolti e del contesto territoriale di riferimento per individuare soluzioni idonee all’insieme dei lavoratori.
Tra le linee di intervento, l’integrazione con le politiche attive regionali – si vuole evitare il più possibile canali separati di intervento poiché le sovrapposizioni tra strumenti con le medesime finalità producono solo inefficienze – con le politiche della formazione e con i servizi territoriali; servizi di conciliazione per promuovere l’offerta di lavoro femminile; per i lavoratori meno qualificati, si vuole intervenire sulle competenze di base, oltre che sulla formazione professionale; si punta a realizzare una programmazione integrata tra i servizi sociali e quelli sanitari, nel caso di persone con disabilità o altre fragilità.
GOL prevede una necessaria cooperazione tra sistema pubblico e privato: si punta a rendere strutturale la cooperazione tra i servizi pubblici e agenzie per il lavoro, soggetti accreditati per la formazione, altri soggetti riconosciuti dalle Regioni, incluso il privato sociale. Coinvolgimento del privato anche per le persone con meno chanches occupazionali. Il Programma sarà anche uno spazio di innovazione e sperimentazione per progetti su scala ridotta, adottati d’intesa con le regioni, la cui valutazione, se positiva, potrà introdurre modifiche delle policy nazionali. Le aree di sperimentazione individuate sono: competenze digitali, target occupazionali che più difficilmente si rivolgono ai Centri per l’impiego, una mappatura e/o promozione di spazi accreditati o accreditabili per co-working, fab lab e incubazione; accelerazione di impresa per la creazione di comunità professionali che facilitino l’auto-impiego, fragilità e vulnerabilità; sperimentazione di forme di occupazione «protetta» o di percorsi di accompagnamento dedicato, con il coinvolgimento degli Enti del Terzo Settore, per persone con disabilità grave o per i disoccupati più fragili.
Il Governo ha investito in GOL 4,4 miliardi di euro, cui si aggiungono 600 milioni di euro per il rafforzamento dei Centri per l’impiego (di cui 400 già in essere e 200 aggiuntivi) e 600 milioni di euro per il rafforzamento del sistema duale. Si tratta ovviamente di fondi europei: il programma si inserisce nell’ambito della Missione 5, Componente 1, del PNRR, vale a dire la sezione del Piano dedicata alle politiche del lavoro che prevede, oltre a GOL, il varo di un Piano per le nuove competenze, il potenziamento dei centri per l’impiego e il rafforzamento del sistema duale. Il percorso è definito. Primo passaggio: entrata in vigore dei decreti interministeriali per l’approvazione di GOL e del Piano Nuove Competenze entro il 2021. Secondo passaggio: l’adozione di Piani regionali per la piena attuazione di GOL e raggiungimento di almeno il 10% dei beneficiari complessivi entro il 2022.