Lavoro, mercato in risalita

Sono circa 505mila i lavoratori ricercati dalle imprese per il mese di ottobre. Lo dice il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal. In sostanza, si tratta di 114mila richieste in più (+29,1%) rispetto allo stesso periodo del 2019  e di 21mila (-4,1%) in meno rispetto a settembre 2021. In attesa che il consiglio dei ministri metta oggi sul tavolo il prolungamento di tredici settimane della cig Covid (gratuita) per terziario, servizi e tessile-moda (prosegue anche il divieto di licenziare)  vediamo cosa sta accadendo nel mondo dell’occupazione.  Tredici settimane per arrivare a gennaio, quando sarà operativa la riforma degli ammortizzatori sociali.

A trainare la domanda di lavoro di ottobre, i contratti a tempo determinato con 282mila richieste, pari al 52,3% delle entrate programmate (+93mila rispetto ad ottobre 2019). Grande caccia ai laureati in ingegneria industriale,   in elettronica e dell’informazione, ed a chi ha una istruzione tecnica superiore o una formazione tecnica professionale (49,4%). Circa il 30% dei contratti è rivolto ai giovani con meno di 29 anni.  Nel settore manifatturiero, secondo il bollettino, siamo in ripresa occupazionale: 131mila in questo mese.

Industria. La domanda di lavoro dell’industria prevede 183mila entrate per il mese di ottobre. Dove sono le figure più richieste? In meccatronica si ricercano 34mila lavoratori, nelle industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo  27mila, in quelle tessili, dell’abbigliamento e calzature 14mila.

Costruzioni. Ad ottobre,   52mila le assunzioni programmate, 126mila fino a dicembre. Il bollettino registra al 36,5% la quota di assunzioni per cui le imprese dichiarano difficoltà di reperimento (+5 punti percentuali rispetto a ottobre 2019), per mancanza delle figure professionali.

Servizi. Sono 322mila i contratti di lavoro offerti dal settore ad ottobre, oltre 900mila fino a dicembre. In particolare, nel comparto del commercio (69mila entrate programmate nel mese e 197mila nel trimestre), servizi alle persone (67mila nel mese e 167mila nel trimestre) e servizi operativi di supporto alle imprese (52mila nel mese e 139 nel trimestre).

Altri dati interessanti arrivano dal Rapporto annuale 2021 sull’economia dell’immigrazione prodotto dalla Fondazione Leone Moressa. In sintesi, gli occupati  che non hanno nazionalità italiana sono arrivati a produrre “ricchezza” per 134 miliardi di euro (incidenza del 9% sul Prodotto interno lordo). E questo nonostante la pandemia abbia diminuito il numero di occupati stranieri da 2,5 milioni (il 10,7% dei lavoratori totali) a 2,34 milioni (il 10,27%): dei 160mila posti di lavoro persi in un anno, 100mila erano di extracomunitari. Tradotto in denaro, 14 miliardi sono stati persi in un anno (nel 2019,   il valore della “ricchezza” prodotta dai cittadini non italiani era pari a 148 miliardi di euro).

A livello geografico, il cosiddetto “Pil dell’immigrazione” su scala regionale, si concentra per quasi il 30% in Lombardia. Il 45% degli occupati stranieri  lavora nel settore terziario e produce  68,6 miliardi di euro(il 51% del  Pil dell’immigrazione totale), il 25% nella manifattura (e produce 28,5 miliardi).

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