Neuroriabilitazione e arte, le ultime ricerche

Gli essere umani sono abituati fin dalla nascita ad interagire con il mondo esterno tramite i propri sensi. Con la nascita dell’elettronica e dell’informatica si cominciò a pensare alla creazione di mondi paralleli che potessero stimolare i sensi attraverso delle simulazioni e così negli anni ’60 nacque la prima realtà digitale. Ad oggi l’uso di un ambiente virtuale accessibile tramite visore è sempre più in voga e viene applicato a più settori differenti come la medicina, l’architettura e la moda e tanto altro.


In India, c’è stata la prima operazione chirurgica della storia in VR trasmessa in tempo reale. Nell’ultimo periodo la squadra di ricerca dei dipartimenti di Psicologia e di Ingegneria meccanica e aerospaziale dell’Università degli studi di Roma la Sapienza sta collaborando con la Fondazione Santa Lucia IRCCS nel progetto denominato “Effetto Michelangelo”.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology e consiste nel presentare il perfetto connubio tra le opere d’arte e la realtà virtuale nelle terapie di neuroriabilitazione.


Infatti sembra che l’arte aiuti i pazienti con una lesione o trauma del sistema nervoso causato da un ictus che ha comportato la riduzione o la perdita dell’utilizzo di un braccio o di un lato del corpo (emiplegia), ad eseguire esercizi di neuroriabilitazione in un ambiente virtuale. Si può dire che ora, attraverso stimoli visivi o anche tattili, esiste la possibilità di incentivare comportamenti positivi come un movimento fluido e controllato di una mano su una tela e di riconoscere movimenti patologici  permettendo al cervello di ripristinare, dove possibile, la corretta funzionalità del movimento.

Il gruppo di lavoro ha ammesso di aver scoperto che, analogamente all’Effetto Mozart della musico-terapia, esiste in neuroriabilitazione quello che abbiamo chiamato l’Effetto Michelangelo, ecco come: un primo programma virtuale consiste nel chiedere ai pazienti di muovere un cursore su una tela virtuale utilizzando la mano del lato del corpo paralizzato, per far sì che questi  movimenti sulla tela possano svelare le fattezze di un capolavoro artistico come la Creazione di Adamo di Michelangelo, la Venere di Botticelli o i Tre Musicisti di Picasso nella loro completezza.


Un secondo programma prevede che i pazienti colorino una tela bianca e la dipingano. Il co-autore dello studio, Marco Iosa, del dipartimento di psicologia ha affermato: “Questo risultato si inserisce in un filone di studi che, a partire dalle ricerche sui neuroni specchio, hanno affrontato il tema della risposta all’arte da parte del cervello”.

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