Sono 65 i progetti finalisti del Premio Nazionale per l’Innovazione, la Business Plan Competition più importante in Italia che seleziona i migliori progetti di startup innovativa nati nelle Università e negli Enti di Ricerca Pubblici del Paese. Una sfida a colpi di pitch tra quattro categorie (Cleantech&Energy, ICT, Industrial e Life Sciences-MEDTech) e due premi speciali per la Migliore startup innovativa sociale, in collaborazione con Intesa Sanpaolo e Intesa Sanpaolo Innovation Center, e per la Migliore startup innovativa giovani, in collaborazione con Gruppo Giovani Imprenditori Unindustria. In palio circa un milione e mezzo di euro. Promossa dall’Associazione Italiana degli Incubatori Universitari, la competizione è organizzata dall’Ateneo di Tor Vergata per il 30 novembre e il 3 dicembre.
Il premio è la fase finale delle competizioni organizzate dalle Start Cup regionali. Dalla prima edizione, svolta nel 2003, PNI ha selezionato e accompagnato al mercato ben 899 startup che rappresentano un importante fattore di cambiamento del Paese. Per capire come nasce quella che l’Ocse ha definito una best practice per la promozione dell’innovazione e dell’imprenditorialità accademica – proprio perché mette in rete i network locali, vale a dire enti pubblici, investitori, imprese dei territori e 51 università aderenti al circuito – bisogna fare un salto nel tempo e tornare al 2003 quando il Ministero delle Attività Produttive finanziò il progetto IUNet, gestito dall’Associazione Incubatori Universitari.
Gli incubatori universitari, che hanno iniziato a diffondersi in Italia dagli anni Novanta, sono un ambiente protetto che funzionano come una incubatrice per i neonati: qui una nascente impresa può trovare una condizione favorevole per crescere e camminare da sola. Il fine ultimo degli incubatori è quello di sostenere, attraverso il supporto all’imprenditorialità, lo sviluppo economico di un’area e la crescita occupazionale. La Commissione europea definisce un incubatore d’impresa “un’organizzazione che accelera e rende sistematico il processo di creazione di nuove imprese”.
In che modo un incubatore aiuta le startup? Dal fornire una sede fisica ai nuovi imprenditori, infrastrutture e spazi in aree attrezzate, al garantire loro un finanziamento a fondo perduto, all’inserimento in una rete, ai servizi di consulenza, al supporto amministrativo, al tutoraggio, alla formazione, all’attività di relazione. L’obiettivo di IUNet, dal 2003, è appunto creare una rete di collegamento tra gli incubatori di impresa universitari. Lo stesso anno prese il via la prima edizione del Premio Nazionale per l’Innovazione per selezionare i migliori progetti di impresa nati in ambito universitario. L’anno successivo nacque PNICube che conta 51 associati tra Università e incubatori accademici e 15 StartCup attive sull’intero territorio nazionale in 16 regioni.
Obiettivi: favorire la diffusione di una cultura tesa alla nascita e alla crescita di incubatori universitari; scambiare esperienze tra i soci e favorire la loro reciproca collaborazione; favorire l’adozione di politiche a favore dello sviluppo di iniziative di incubazione di imprese presso gli enti di governo dell’economia e del territorio; acquisire finanziamenti indirizzati alle attività di creazione di impresa; promuovere e sostenere i soci nel collegamento e collaborazione con entità analoghe di altri Paesi; favorire la diffusione di informazioni di interesse degli operatori tramite pubblicazioni, convegni e attività formative; favorire la creazione di start up della ricerca; organizzare il Premio Nazionale per l’Innovazione che si terrà tra pochi giorno. Al tema il PNRR dedica oltre 11 miliardi di euro per la componente “Dalla ricerca all’impresa” della missione 4 del PNRR dedicata a Istruzione e Ricerca, che si pone l’obiettivo di “innalzare il potenziale di crescita del sistema economico”, rafforzando i sistemi di ricerca e la loro interazione con il mondo delle imprese e delle istituzioni.
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