di Paola Cassano
L’anno scolastico appena concluso ci ha messo davanti a sfide nuove, inedite, alle quali siamo stati chiamati tutti – insegnanti, studenti, genitori – a rispondere in modo immediato. La Didattica a distanza e la Didattica Digitale integrata poi hanno da un lato allargato e reso più visibile il divario tra chi possiede i mezzi e le capacità per adattarsi al nuovo modo di “fare scuola” e chi invece ne è sprovvisto. D’altro canto l’emergenza educativa ha dato il via a una sorta di “rinascimento culturale”, nel quale sono emersi degli stili di insegnamento innovativi, sperimentati sporadicamente nella didattica in presenza, che nella Didattica a Distanza hanno trovato la loro piena legittimazione.
Pensiamo, per fare un esempio, alla “Flipped classroom”, una metodologia di insegnamento che negli ultimi anni si sta diffondendo sempre più nelle scuole. La “classe capovolta” rovescia il tradizionale modello di trasmissione del sapere dall’insegnante agli studenti prevedendo un apprendimento autonomo da parte degli studenti nel quale le nuove tecnologie e l’uso di strumenti multimediali assumono un ruolo decisivo. L’elemento innovativo non sta semplicemente nell’uso delle nuove tecnologie, ma nelle ripercussioni di queste sul processo di insegnamento/apprendimento. Nella “Flipped classroom” abbiamo infatti un ribaltamento dei ruoli, per cui protagonista non è più l’insegnante che spiega, ma al centro della lezione è ogni singolo alunno, che è ora chiamato ad una maggiore autonomia e senso di responsabilità nel proprio processo di apprendimento. L’insegnante ha il ruolo di guidare gli studenti nel loro percorso educativo, passando quindi da un modello di scuola di trasmissione dei saperi a una scuola sempre più orientata verso lo sviluppo delle competenze. Ora è chiaro che nella Didattica Digitale Integrata non sono pensabili ore e ore di spiegazione a senso unico da parte dell’insegnante; occorre invece una modalità diversa di insegnamento, in cui coinvolgere attivamente i ragazzi e avere un feedback immediato e costante.
Ecco che quindi le nuove metodologie didattiche quali la “Flipped classroom” trovano la loro piena attuazione, orientando le scuole ad una didattica sempre più innovativa. Tutto ciò era già stato anticipato da alcune menti lungimiranti nel lontano 2014, quando le 22 scuole capofila del progetto “Avanguardie educative” di Indire hanno sottoscritto a Genova il “Manifesto programmatico per l’innovazione”, con l’intento di condividere le esperienze più significative di trasformazione del modello organizzativo e didattico della scuola, utilizzando le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dai linguaggi digitali. Ci si augura allora che l’emergenza educativa scatenata dalla pandemia sia un “acceleratore di innovazione”, favorendo la diffusione di buone pratiche, anche attraverso la creazione di reti di scuole, e la condivisione delle stesse su un raggio sempre più ampio