Il motivo che ci porta ad insistere sul tema della blockchain riguarda principalmente la sua applicabilità a tutti i campi in cui è necessario salvaguardare dati di estrema importanza, all’interno di un sistema di condivisione ma allo stesso tempo di tutela della sicurezza nei confronti dei dati stessi.
Uno di questi campi è quello medico, in cui i processi di lavoro hanno spesso bisogno di una condivisione fra diversi soggetti, collocati a distanze più o meno notevoli, per affrontare e portare avanti le cure dei pazienti.
Il sistema decentralizzato della blockchain, aperto fra gli utenti e immodificabile senza il consenso di tutti, consente proprio di mantenere traccia in forma privata e sicura di tutto il percorso clinico di un paziente, spesso frammentato tra diverse strutture mediche, per facilitare la comprensione della situazione di salute e le modalità entro cui intervenire.
Anche aziende farmaceutiche, biotecnologiche e assicurative per il campo medico intravedono la possibilità di usufruire di questa tecnologia emergente per autenticare e porre in sicurezza tutta la filiera produttiva del farmaco e dei prodotti ad esso associati, nelle transazioni economiche ma anche nella convalida delle identità di farmaci, medici e case produttrici.
Nel pieno rispetto della General Data Protection Regulation (GDPR), composta da norme che permettono di condividere dati all’interno dell’Unione Europea e di esportarli anche al di fuori di essa, alcune piattaforme blockchain mettono già in collegamento medici, pazienti e strutture sanitarie per la condivisione di dati utili ad affrontare le cure a distanza e ad eliminare le grandi quantità di documenti cartacei che quasi sempre affollano gli scaffali di studi privati e strutture ospedaliere pubbliche.
La startup Elysium, per esempio, specializzata nell’healthcare innovation, fornisce una piattaforma decentralizzata basata sulla tecnologia “a blocchi” per condividere dati in maniera del tutto sicura, anonima e trasparente.
Così, medici, pazienti e strutture possono accedere alle stesse cartelle cliniche inserite in un sistema di big data più complesso risparmiando tempo e denaro, entrambi contestati con troppa facilità nel sistema sanitario tradizionale.