Lo scenario del web cambia con la Riforma del Copyright

La direttiva che regola il diritto d’autore è stata per mesi al centro di un dibattito molto intenso, soprattutto tra le piattaforme online e le associazioni editoriali, coinvolgendo però l’intera industria culturale e tutti i player che ne fanno parte.

Ci sono voluti 438 voti favorevoli al Parlamento Europeo di Strasburgo per approvare la tanto contestata Riforma del Copyright, contro i 226 voti contrari e le 39 astensioni registrate.

La direttiva che regola il diritto d’autore è stata per mesi al centro di un dibattito molto intenso, soprattutto tra le piattaforme online e le associazioni editoriali, coinvolgendo però l’intera industria culturale e tutti i player che ne fanno parte.

A luglio gli esiti della votazione si erano dimostrati diametralmente opposti, con 318 voti contrari, respingendo la possibilità di negoziare sui temi caldi che andavano a comporre il testo della Riforma. Adesso, però, due articoli in particolare si sono resi protagonisti della Riforma e con le loro modifiche potrebbero stravolgere l’intero scenario che riguarda la produzione di contenuti in rete.

Da un lato, l’articolo 11 sulla cosiddetta “link tax” costringerebbe le piattaforme online e i motori di ricerca a corrispondere una remunerazione equa agli autori per la pubblicazione dei loro contenuti in rete; dall’altro, l’articolo 13 affiderebbe alle piattaforme il controllo sui contenuti inseriti dagli utenti e la responsabilità di escludere tutti quelli protetti da copyright.

In questo caso, sarebbe necessario per tutte le piattaforme seguire le orme di You Tube e dotarsi di sistemi di identificazione molto costosi per accertare la proprietà dei contenuti.

La tipologia di diffusione dei contenuti non subirà modifiche e quindi non si prevedono implicazioni importanti per gli utenti, tantomeno per le startup e le piccole imprese digitali che sono state escluse dal testo della Riforma.

La Federazione Italiana Editori e Giornali, alla viglia della votazione, aveva già invitato gli europarlamentari italiani ad esprimersi in maniera favorevole per salvaguardare il libero utilizzo della rete e per tutelare una stampa indipendente caratterizzata da notizie affidabili.

In prospettiva, Il cambiamento più importante riguarderà le strategie da parte dei colossi del web, aggregatori di notizie come Google News o piattaforme di condivisione di contenuti come Facebook e Twitter, inevitabilmente costretti a ripianificare le proprie scelte di marketing sulla base dei costi che si andrebbero ad aggiungere con le nuove regole.

Il cammino per raggiungere l’approvazione definitiva del testo potrebbe prolungarsi fino a gennaio 2019 e non si escludono nuove attività di lobbying in grado di cambiare la rotta dei negoziati.

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